#5

Padri e figli - Parte 1

di Vale AlbaDiggi

San Francisco Bay

Domingo si strinse nel costume rosso fuoco, pensando ancora alle parole che il capo aveva pronunciato. Parole rassicuranti, che però non riuscivano ad allontanare completamente il gelo di quella notte, come quell’abito in spandex.

- Insomma, quando arrivano? – gli chiese un compagno.

- Non lo so. Voi state pronti. -

La paura rendeva tutti nervosi, era evidente, e il rollio della nave stava facendo il resto. Improvvisamente, si udirono i freni di un auto sulla battigia, e Domingo, facendosi spazio fra i suoi uomini, arrivò in plancia.  

- Chi siete? -

- Sei l’uomo che chiamano Tarantula? – chiese uno degli uomini che erano scesi dall’auto nera.

- Difficile negarlo. Dove sono i vostri camion? – rispose Domingo.

- Arriveranno. Noi siamo qui per ispezionare la merce. – fece l’uomo sorridendo sardonicamente.

- Ispezionare la… - ormai l’inganno era palese, ma c’era troppo in gioco quella sera per rischiare un attacco – D’accordo, vi farò salire. -

Spiegarsi con i suoi compagni non fu difficile, ma sopportare i loro sguardi impauriti, questo risultava insostenibile per Tarantula; non aveva bisogno di paura, ma di obbedienza. Uscirono dalla coperta, indossando le loro armi integrate, guanti muniti di artigli, amplificatori muscolari.

- Allora Tarantula! – gridarono gli scagnozzi di sotto – Stiamo aspettando. -

 

Palazzo 606 di Hunters Point (ex Cantiere Navale), nuova sede del CSI  

Decine di persone entravano e uscivano dai laboratori, con fogli in mano e spesso indossando mascherine e guanti. A parte questo elemento, il caos generato dai telefoni che squillavano e dalla moltitudine riportò alla mente di Ben il periodo in cui Peter lavorava per il Daily Bugle.

- Ben Reilly? -

A parlare, sovrastando la confusione generale degli uffici, era stata un’impiegata della segreteria.

- Uh…si…come ha fatto… - rispose confuso.

- È il tuo primo giorno, si vede. Tutti fanno quella faccia il primo giorno. -

- Ero già venuto nella vecchia sede… -

- Quella a Bryan Street? Ti assicuro, questa è molto più funzionale, perciò c’è meno confusione…anche se ce n’è sempre abbastanza. Il tenente Lennon ti sta aspettando nel laboratorio numero 3. -

L’ubicazione dei laboratori aveva una logica che molto semplice da seguire per cui Reilly arrivò subito a destinazione; certo, entrare, dato che la Lennon stava parlando con la sua squadra, fu una lotta fra Ben e le sue titubanze.

- Agente Reilly? – fece infine il tenente.

- Si, eccomi. -

Ogni passo che faceva, sembrava sbagliato, ogni respiro gli appariva goffo sotto gli occhi di quelle quattro persone.

- Dunque ragazzi, questo è Ben Reilly, viene dal distretto di Richmond. Ha salvato quel testimone nell’esplosione di quel palazzo, ha conoscenze molto avanzate di genetica, e penso anche di chimica. -

- Dove ti sei laureato? – chiese uno dei due uomini.

- Uh…io…non sono laureato. – disse Ben, respirando a fatica.

- No, Ben, non è esatto. Tu hai una laurea di primo livello in Biochimica. – lo corresse Shirley.

- Beh, si…ma non posso paragonarla ad una laurea vera e propria… -

- Sei un BS in Bc1, allora? – chiese l’uomo.

- Si, ed è straordinariamente dotato in genetica. Sapete che non mi spertico in lodi immeritate, ma questo ragazzo è riuscito a sorprendermi, impresa, come sapete, che nessuno era mai riuscito a portare a termine da parecchio tempo. – concluse la Lennon.

- Ah, allora Reilly, devi essere davvero speciale. – disse un’altra donna, giovane – Io sono Marie Craintez, piacere di conoscerti. – disse, alzandosi per stringergli la mano.

- Jeff Brundle. Anche per me è un piacere, davvero. – fece l’uomo che gli aveva chiesto della laurea.

- E quello laggiù, di spalle, chino sul microscopio, - disse la Lennon – lo hai già conosciuto, è Larry Talenkov. -

- Sono felice di conoscervi, davvero…per me è un po’ tutto… - cominciò Ben.

-…nuovo? –

- …paurosamente nuovo. – disse Reilly, sorridendo a Jeff.

- Immagino. – disse il tenente interrompendoli – Ma avrete tempo per conoscervi strada facendo, abbiamo un pluriomicidio di cui occuparci. -

 

Fabbrica abbandonata su Brotherhood Way

La grande sala era stata sgombrata dai macchinari che un tempo occupavano il locale e al loro posto era stato collocato un grande tavolo in stile “raduno dei boss”; in questo caso, i boss erano solo due. Il Signore del Crimine, indossando la sua maschera, sedeva a capo tavola, mentre l’altro, l’uomo chiamato Tarantula Nera entrò poco dopo con al seguito alcuni uomini con il volto coperto da un passamontagna. Il potente supercriminale era minuto, all’incirca un metro e mezzo, le braccia gracili, piccola la testa sotto il passamontagna con il ragno disegnato sopra.

- Sono felice che alla fine abbia deciso di incontrarmi. – commentò il Signore del Crimine.

- Io invece non sono affatto contento del trattamento che è stato riservato ai miei uomini. – rispose l’altro con una voce incredibilmente austera, per quanto acuta.

- Immagino, ma le era stata proposta un’alleanza, su questo fronte. -

- Presumo lei stia parlando di quella mera sudditanza di cui mi hanno parlato i suoi lacchè. -

- Proprio quella. Lei, se non mi sbaglio, l’ha rifiutata, signor Tarantula Nera. -

- Conosce il mio vero nome. Non mi provochi. -

- Mi scusi. -

- Non la scuso, né per questo né per il fatto che sta cercando da diversi minuti di penetrare telepaticamente nei pensieri. Inutilmente, aggiungerei. -

- Suvvia, dovrebbe dimostrarle che la tengo in considerazione. -

- Io, comunque, non intendo venire a patti. Anzi le consiglio di… - Tarantula Nera si interruppe, nella sala, trasportato su un veicolo a motore, gli uomini del Signore del Crimine stavano portando un enorme pannello a cui era agganciato mani e piedi un uomo.

- Lo riconosce? – chiese il Boss.

- Guzman! – fece Tarantula Nera, avvicinandosi. Il prigioniero era collegato mani e piedi a quella macchina, il suo viso era pesto, privo della maschera blu, il costume lacero, con il simbolo del ragno blu completamente strappato.

- Lo liberi, oppure… -

- So che lavorava per lei e so che non gradisce lutti fra i suoi uomini. Non le consiglio di minacciarmi, perché lo farò uccidere se mi costringerà a farlo. -

- Io sono molto, molto più potente di quanto lei possa immaginare. -

- Lo so. È proprio questa potenza ciò che voglio. Tarantula Nera, lei è interessato all’impero del commercio degli stupefacenti a San Francisco quanto me, ma è ora che lei rinunci alla città in mio favore, su questo ed altri fronti. -

- Lei è un folle. Non lo farò mai. -

- Allora la faida che entrambi temiamo ci sarà e Domingo, qui, sarà solo la prima vittima. -

Tarantula Nera rimase in silenzio, respirando affannosamente, mentre la sua anima si contorceva nella rabbia e nel timore. Si chiese cosa poteva quella macchina a cui era collegato il suo parente e fino a che punto avesse inibito i suoi poteri; immerso in quei pensieri scorse un uno sguardo severo e non seppe stabilire se veniva o meno dalla sua stessa anima. Sapeva di avere il potere di mettere fine la faccenda, di uccidere il suo avversario e i suoi uomini ma salvare Guzman era un’altra storia.

“Non è necessario che sopravviva…” echeggiò in lui questa frase, ma c’era un’altra via, più rischiosa.

- Guzman… - disse serio - …sei stato un colonnello eccezionale, un combattente incredibilmente abile, perciò ti prego: se in te c’è ancora un po’ di quella forza, usala. Ora. -

 

John McLaren Park, San Francisco  

Paul osservò quel panorama stupendo, respirando a pieni polmoni. Era felice, in maniera semplice, ma lo era; il suo lavoro di ristoratore gli lasciava un po’ di libertà a quelle ore di mattina e lui non perdeva occasione per rilassarsi un po’ in quel parco. Facendo vagare lo sguardo, si accorse che quella calma paradisiaca veniva bruscamente interrotta da una serie di strisce gialle e palizzate che la polizia stava montando intorno ad un’area ai limiti del giardino pubblico.

- È per il Ragno Rosso. – disse una voce flebile poco distante da lui. A parlare era stata una ragazza giovane, bionda, molto bella – Ho visto la sua espressione, - spiegò pudica – e ho pensato che volesse sapere perché la polizia… -

- Si…è così, in effetti. Il Ragno Rosso? – chiese Paul.

- Sa, quello. – rispose lei, facendo dei gesti in aria con le mani, mimando il movimento dell’eroe.

- Certo. Ma quando è stato? -

- Pochi giorni fa, in questo parco. Ha lottato al fianco degli X-Men2. -

- Oh. Beh, stanno cambiando i tempi, qui a Frisco… -

- È una persona meravigliosa, glielo garantisco. – continuò la donna, come se lui non parlasse – Ma non apparteniamo a lui, per questo dovremo agire. Forse soffrirà, ma è una decisione necessaria. -

- Ma di che sta parlando? -

- Lui è un uomo adorabile, ma soffrirà a causa nostra. Dovrò convincerla… - disse andandosene.

- No! Aspetti… - fece Paul, andandole dietro – Cosa vuol dire? Noi? – e dicendo questo la afferrò per la spalla. La ragazza si voltò seraficamente, ma appena si trovò faccia a faccia con l’uomo emise un grido di terrore, tanto forte da far girare alcune persone distanti. Paul si allontanò subito, maledicendosi per la sua curiosità. “Ecco, supercriminali e matti…” pensò, correndo “…stanno venendo tutti a Frisco.” 

 

Scena del crimine di San Francisco Bay   

Il sole ferì i limpidi occhi azzurri di Ben, quando scese dall’auto.

- Jeff, - fece seria la Lennon – dai un kit a Ben, lavorate insieme. Io devo andare a parlare con i testimoni. -

- Ok, Shirley. Ah, ecco qui. – disse l’altro, porgendo due valigette a Reilly – Le tue amiche più care. Quella è per è per le prove materiali, l’altra per i rilievi fotografici. Ora metti i… - Ben aveva già indossato i guanti. – Sei intraprendente. Mi piace. -

- Beh, sono un po’ frastornato, ma mi sono informato come ho potuto. – rispose il Ragno.

- Libri? -

- Preferibilmente telefilm. – disse Ben aggiungendo - Brundle…ah, c’è qualche legge speciale per cui il nuovo arrivato chiama tutti per cognome e gli dà del lei? -

- Non mi risulta, per fortuna. – rispose l’altro con un sorriso – Qui tutti ci chiamiamo per nome, salvo qualche volta…beh, per scherzo. -

- Ok, devo confessarti una cosa, Jeff. Ho paura. Se contamino le prove… -

- Alt. Alt. Seguimi, non ci saranno problemi. -

Jeff chiuse la sua valigetta e si incamminò sulla baia. Arrivato nei pressi del nastro giallo, si fermò e, mostrandolo al suo compagno, prese a camminare in linea retta, parallelamente al nastro.

- Per non confondere le nostre impronte con le loro. – disse accucciandosi.

Ben estrasse la macchina fotografica e scattò delle foto alle orme.

- Aspetta. – lo fermò l’altro, disponendo due strisce di carta graduate al centimetro intorno ad ogni orma.

 

Fabbrica abbandonata su Brotherhood Way

Domingo Guzman spiccò un prodigioso balzo atterrando un paio di scagnozzi, mentre Tarantula Nera sradicava un blocco di cemento lanciandolo contro degli avversari.

- Poteva cavarsela anche senza di me, señor. – commentò Domingo.

- Mai. Non potevo perdonarmi di non aver combattuto insieme ieri notte. – rispose l’altro.

Tarantula e Tarantula Nera lottavano insieme, spalleggiati anche dagli uomini del boss, avendo facilmente la meglio sugli avversari.

- E ora, - disse Tarantula Nera avvicinandosi al tavolo del Signore del Crimine – visto che lei non è fuggito… -

- LaMuerto, le consiglio di non minacciarmi. Quegli uomini non erano certo la mia squadra d’elite, appena qualche mercenario ben attrezzato. -

- Ciò non toglie che Tarantula è di nuovo libero. -

- Suo padre non avrebbe parlato tanto. – commentò il criminale.

Il pugno piegò in due il tavolo metallico, Tarantula Nera si avvicinò al suo avversario scaraventando via quell’ingombro. Un attimo dopo una folgore purpurea riempì l’aria e LaMuerto si ritrovò scaraventato a terra, a diversi metri di distanza.

- Sei un ragazzino, in fondo. – commentò il Signore del Crimine, in piedi tenendo una mano nella giacca – Peccato. Avevo dei progetti su di te, ma la resistenza che opponi rende tutto più complicato. -

- Morirai per questo! – gridò Tarantula Nera, mentre l’altro si dissolveva nell’aria.

 

 Scena del Crimine di San Francisco Bay

- Allora che ne pensi? – chiese la Lennon a Jeff, mentre Ben catalogava una serie di prove.

- È abile, voglio dire non è che si comporta come un CSI fatto e finito, ma non ha fatto errori. Sembra che sia tagliato per questo lavoro. Hai occhio, Shirley. -

- Grazie. Allora, che avete trovato? -

- Residui di colpi di energia, il tracciato elettromagnetico farebbe pensare a fucili molto potenti. Ci sono impronte di pneumatici, le abbiamo fotografate, vedremo di identificare il veicolo. -

- Altro? -

- Tracce di sangue distanti dalla scena della sparatoria. Ben sta catalogando i reperti. Per il resto…questo molo è molto frequentato da coppiette e quant’altro, le tracce si confondono. Abbiamo qualcos’altro, mozziconi di sigarette, ma non so quanto ci ricaveremo. Abbiamo anche trovato varie orme umane, il problema è che il grosso della battaglia deve essere avvenuta sulla nave. -

- Il procuratore ha dichiarato tutta la zona scena del crimine, - disse il tenente – possiamo salire a bordo. -

I tre CSI indossarono nuovamente i guanti di lattice e i soprascarpe in politene e salirono sulla nave.

- Ross, come andiamo? – chiese Shirley al medico legale Ross Styne chino sui corpi.

- Direi che sono morti da una decina di ore scarse, probabilmente verso mezzanotte, l’una. -

- Causa della morte? -

- Quelli che vedi in questo corridoio sono stati colpiti da un qualche tipo di arma al vibranio; guarda, - e indicò un paio di orologi da polso su dei cadaveri – sono da immersione, ci vuole un apparecchio particolare solo per cambiare le pile per quanto è difficile da smontare, ma le oscillazioni hanno distrutto vetro e meccanismo facendoli schizzare fuori. Sulle vittime, stesso effetto: le vibrazioni hanno fatto esplodere la cassa toracica, in alcuni, e il cranio in altri. Presentano sicuramente molte microfratture, le analizzerò durante l’autopsia. Nella stiva ci sono due o tre a cui devo ancora dare un’occhiata. -

- È così per tutti? – chiese la Lennon.

- Non esattamente; i primi li hanno fatti fuori con questo tipo di arma, ma quelli più in fondo…beh, forse hanno usato congegni a microonde, o un’altra diavoleria del genere…non so, devo effettuare delle analisi. -

Ben osservò i corpi privi di vita, fradici di sangue. Per quanto non fosse assolutamente estraneo ai combattimenti mortali e all’azione, si rese conto che una scena del crimine aveva in sé qualcosa di diverso, nella sua staticità, come se la morte si potesse percepire in quei luoghi truci e silenziosi.  

 

Fabbrica abbandonata su Brotherhood Way

- È andato! Figlio di un cane… – commentò Domingo, da dietro la maschera di Tarantula.

- Non mi piace. Non l’abbiamo preso e tu hai rischiato la vita. – disse LaMuerto.

- L’altra notte erano in troppi… -

- E io dovevo esserci. Il carico che fine ha fatto? -

- Probabilmente è ancora al molo. Penso che vogliano farlo ritrovare alla polizia perché risalgano a noi. -

- Dobbiamo impedirlo, penso di potermene occupare. -

- No, - disse Domingo – sono al suo servizio e non può permettersi di essere visto. Señor, deve solo ordinare. -

- Non sono mio padre. -

-  Lasci comunque che me ne occupi io. Posso ancora farcela ad allontanare qualche poliziotto dalla nostra proprietà. -

Tarantula Nera impose una mano all’altezza della spalla del suo alleato e quando un bagliore ne scaturì le ferite di Domingo sparirono, riassorbendosi.

- D’accordo. Hai mezz’ora, Domingo, fa attenzione. -

 

Nave mercantile approdata in San Francisco Bay

- Alcuni sono stati sgozzati… - commentò Ross Styne, osservando il collo delle vittime.

- Ma che cosa trasportavano? – chiese Ben, accucciato impugnando una lampada a luce violetta.

- Droga. – rispose Shirley, toccando una cassa – Eroina e cocaina per la precisione. La cosa strana è che gli assassini non l’hanno portata via. -

- Forse non avevano il tempo. -

- La chiamata è arrivata più o meno alle sette, se davvero questi uomini sono stati uccisi verso mezzanotte… -

- Venite a  vedere questo… - disse Jeff, chino, osservando il pavimento – Hanno trascinato un corpo. – due strisce di sangue proseguivano verso la  porta.

- Jeff, passami un paio di pinzette. – disse Ben, un po’ più in là – Questo forse risponde ad alcune nostre domande. – continuò, sollevando con lo strumento un largo pezzo di stoffa rossa con un ragno azzurro stampato sopra.

- Il Ragno Rosso? – chiese la Lennon.

- Non credo. Il suo ragno è più sottile nelle foto dell’Herald. – disse Ben cercando di apparire credibile.

- Señores, allontanatevi da quell’oggetto. – disse una voce alle loro spalle. Tutti e quattro si voltarono repentinamente, Tarantula stava attaccato ad una parete con una mano, il costume era lacero proprio sul petto, dove mancava quel simbolo.

- Ho sistemato gli uomini qui fuori e farò lo stesso con voi. – disse velocemente, mentre gli altri sfoderavano le pistole – Tarantula è più veloce dei proiettili. – commentò in terza persona.

- Staremo a vedere. – commentò la Lennon. Jeff la guardava aspettando un suo cenno, mentre Styne le stava accanto, gli occhi fissi sul criminale. Ben, dal canto suo, temeva che le parole di Domingo corrispondessero al vero; aveva sentito parlare di questo nuovo Tarantula con i poteri ragneschi3, e se essi erano paragonabili ai suoi c’era poco da sperare in una vittoria. Ad uno sguardo di Shirley, Jeff esplose due colpi, ma Tarantula, guidato da un sesto senso simile a quello del Ragno li evitò, lanciandosi contro Shirley tanto velocemente che probabilmente solo i nervi ottici di Reilly riuscirono a seguire il movimento, permettendogli di interferire nell’aggressione. Una mano si infilò rapida fra il criminale e il tenente, spingendolo a terra.

- Fuoco! – gridò la Lennon allora, ma Domingo Guzman scattò in piedi con un colpo di reni, schivando i colpi grazie al suo senso del pericolo. Fu allora che Ben ebbe un’idea.

- Siete carne da macello! – fece Tarantula preparandosi ad attaccare, un secondo dopo si piegò in due, dilaniato da un dolore bruciante che gli percorreva tutti il sistema nervoso.

“Il dolore! È insopportabile…” il suo sesto senso sembrava impazzito, ma di pericoli non c’era l’ombra.

- Shirley…direi di andarcene…– bisbigliò Ben al tenente che annuì, vedendo Tarantula indeciso.

“Anche perché non so per quanto ancora resisterò con questa ragnospia accesa in tasca…” pensò il Rosso “A quanto pare il suo senso di ragno funziona su una…‘frequenza’ simile alla mia.”

- Via! – gridò la Lennon, lanciandosi verso la porta. Subito Domingo, cercando di riprendersi, sfoderò un artiglio dal piede e inarcò la gamba per colpire il medico legale. Reilly allora spinse Styne in modo da far andare a vuoto il colpo. Appena furono nel corridoio, Tarantula saltò sul soffitto di esso, e cercò di colpire Ben con un aculeo che schivò il colpo gettandosi a terra e strisciando. Appena davanti all’uscita, Domingo si parò davanti alla porta.

- Fine della corsa, señores. -

- Ma vaffan… - gridò Jeff, puntando la pistola contro la spalla del criminale. Lo sparo rimbombò nell’aria, ma Tarantula si era già lanciato di lato per evitare il colpo, liberando il passaggio.

- Fuori! – gridò Ben, spingendo i colleghi.

- Mmm…scappate pure. – fece Domingo riprendendo fiato; non erano loro l’obiettivo primario, ma la nave, e comunque li avrebbe beccati in campo aperto.

Ben corse, scavalcando un paio di agenti stesi a terra.

- Vado a chiamare rinforzi…state bene? – chiese agli altri due.

- Si, Ben. – rispose la Lennon.

– Jeff, rendiamoci utili, dobbiamo dare soccorso a questi uomini. – aggiunse Styne.

- Io…vado a chiamare…i rinforzi. – ripeté Ben, cercando di convincersi che la sua missione fosse un’altra.

Tarantula aveva avviato i motori. Entro una decina di minuti doveva arrivare ad un’insenatura su Fort Mason e non sarebbe stato uno scherzo, ma nonostante questo voleva dare una lezione a quei quattro. Uscì in plancia, impugnando una pistola che teneva nella sua cabina e mirò verso il gruppo. Il suo sesto senso non lo avvertì in tempo e il pugno del Ragno Rosso lo colpì in pieno. 

“Spero solo che alla centrale non si siano chiesti perché parlavo così in fretta.” pensò Ben mettendosi in guardia.

- Ahhh…TU! – gridò il criminale – Ladro di costumi! -

- Ehi! Ecco dove avevo già visto quei colori! -

Tarantula si mosse molto rapidamente, sferrando un calcio con un aculeo verso la carotide del Rosso, che riuscì a malapena a schivare. Subito, Ben afferrò la gamba dell’avversario, e imprimendogli una torsione lo fece cadere a terra.

- Che fai, pulisci il ponte? -

- Ahhhh! – urlò Tarantula, cercando di colpirlo con l’aculeo e balzando in piedi. Un pugno raggiunse la mascella di Ben, facendo scricchiolare le ossa del cranio. Un altro colpo allo stomaco stava arrivando, secondo il senso di ragno. Doveva muoversi, ora. Girò intorno al suo avversario e sparò una tela a impatto. Domingo si ritrovò coperto da una sostanza viscosa che si espandeva.

- E visto che sei forte più o meno quanto me… - disse il Ragno Rosso lanciando un pungiglione soporifero sulla gamba del nemico. Tarantula si rilasciò, cadendo in un abisso di linee colorate e piuttosto rilassanti.

- Ok, bello, ora… - le sirene risuonarono nell’aria. -…ora tocca a loro. Io ho un’identità segreta da proteggere. –

 

Redazione del San Francisco Herald

Ken Ellis allungò il braccio per prendere il brick del caffè e subito i punti della ferita gli tirarono.

“Che tu sia maledetto, Reilly.” pensò, rinunciando all’impresa per tornare al computer.

- Ehi, Ellis! – lo chiamò un apprendista.

- Che vuoi? Dov’è il tuo mentore e perché non rompi a lui? -

- Notizie sul Ragno Rosso! È al molo. – gridò entusiasta il ragazzo, sapendo che al cronista interessava l’eroe. Ken si bloccò, le mani sulla tastiera. L’articolo doveva essere pronto per il giorno dopo e impelagarsi in una caccia inutile ora non gli interessava.

- Ah si? E che me ne frega? – replicò, allontanando l’apprendista.

“No, Reilly…ti farò già abbastanza male con questo articolo. Goditi le tue imprese.” pensò, riprendendo a battere.     

 

Scena del crimine su San Francisco Bay

- Ben! Dov’eri? – disse Jeff, quando vide il suo collaboratore.

- Avete visto il Ragno Rosso? – chiese ai colleghi – Ho scattato delle foto che ci aiutino a ricostruire la scena. -

Gli altri rimasero a bocca aperta, guardando la macchina fotografica che Ben aveva in mano.

- Complimenti Reilly, davvero stupefacente. – commentò Styne.

“Eh si,” pensò il Ragno “l’abilità dei Parker con l’autoscatto è un vizio duro a morire e utile per crearsi gli alibi…”

- Non state lì impalati! – ordinò la Lennon, a qualche metro di distanza – Abbiamo una nuova scena del crimine e un sospettato da interrogare. Mica vorrete perdere l’occasione di torchiare l’idiota che ci ha aggredito sulla nave? - 

“No,” pensò Ben “decisamente no.” 

 

fine parte 1



1             NOTE

                    1 Bachelor in Science Biochemistry, è appunto il titolo conferito da questa laurea di primo livello.

2             Nel numero scorso

3             Domingo Guzman, le sue origini sono narrate su Marvel Knights 26-28, mentre la sua connessione con Tarantula Nera verrà narrata nei prossimi numeri di Ragno Rosso.

 

            Nel prossimo numero, l’articolo di Ken Ellis su Ben Reilly. In più, il collegamento fra Domingo Guzman e il redivivo Tarantula Nera, la misteriosa donna del parco e le indagini della squadra dei CSI.